POSSESSUM
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€ 18,00
EUR
Spedito in 3 giorni
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Descrizione Commenti dei lettori |
Règine Imbert ha vent’anni, parigina doc e studentessa di Arti e Beni culturali alla Sorbona, partecipa assieme ad un gruppo del corso di archeologia ad uno scavo a Cerveteri, in Italia. Tra gli studenti c’è Etienne, giovane dell’alta società parigina che Règine malsopporta.
I due ragazzi vengono accoppiati per il laboratorio ed è proprio durante lo scavo che ritrovano un’antica urna cineraria di origine etrusca. Da quel momento i loro destini saranno legati inesorabilmente.
Infatti, legati da entità invisibili, Règine ed Etienne si ritrovano a combattere un nemico di cui non conoscono nemmeno il nome o la forma e quello che era nato come un gioco si trasforma lentamente in un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
Ricerche dopo ricerche, visite alle personalità più misteriose e particolari di Parigi e sogni di antiche civiltà oramai estinte, porteranno i due a vivere una realtà che mai avrebbero immaginato.
Un romanzo paranormale dai toni thriller e una sola domanda fondamentale: come puoi combattere il male se il vero nemico è dentro di te?
Media voto:
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ludmilla
ha scritto:
![]() Voto:
inserito: 11.09.2017 16:04
Devo ammettere che ero scettica, non sono avvezza a leggere di autrici sconosciute, ma consigliata dall'editore ho acquistato il libro in una fiera. Ottima la scrittura, brava, nelle descrizioni e nei sentimenti... si vede che è scritto con passione. Attendo il seguito.
mario a.
ha scritto:
![]() Voto:
inserito: 26.08.2017 14:10
Una bella lettura davvero. Storia avvincente. Mi è piaciuto lo stile scanzonato del "normale" accanto a quello più solenne del "paranormale". Brava Silvia. Aspetto con impazienza il seguito.
sylvia
ha scritto:
![]() Voto:
inserito: 25.05.2017 14:31
Una cosa che subito si nota dalla trama è la sua incredibile omogeneità. Se tendenzialmente le protagoniste degli young-adult si ritrovano in un mondo per cui non hanno mai provato interesse, in Possessum ci si immerge immediatamente nel mondo dell'arte e dell'archeologia, facendoci in qualche modo ricordare tutto il mondo mitico e divino delle antiche civiltà prima che questo abbia di fatto un ruolo fondamentale. Insomma, uno scavo a Cerveteri e un titolo evocativo come “ Possessione ” danno subito un'idea di che cosa ci si aspetta, no? Eppure, tutta questa anticipazione non rovina per niente l'effetto sorpresa del libro.
Possessum è un romanzo il cui giusto genere è “ paranormal–thriller ” un nome poco usato in Italia e che fa paura perché, insomma, a meno che non si è nipoti di Tim Burton, qualcosa di paranormale e thriller allo stesso tempo non è necessariamente sinonimo di “ lettura piacevole ”. E già qui si può notare la prima peculiarità di Possessum: è un romanzo che non annoia e non mette necessariamente ansia o, meglio, la mette nei punti giusti al momento giusto e con le giuste quantità. Leggere un thriller e perdere il filo del discorso perché si è troppo ansiosi di sapere è facile, tanto quanto saltare le righe per giungere alla conclusione della scena. Possessum ti accompagna per mano, alternando giusti momenti di tensione con altri apparentemente normali ( ma non per questo inutili ), lasciandoti di volta in vola a bocca aperta. Nato per rompere certi schemi e per iniziare ad introdurre delle sincere differenze nella letteratura dedicata ai giovani ( 18-25 anni, con la giusta elasticità che abbraccia sia più piccoli che più adulti ), i protagonisti appaiono perfettamente normali e quasi scontati nella storia, abbracciando anche alcuni stereotipi come il biondo-perfetto, ma poco dopo le prime righe si finisce per essere affezionati a Régine ed Étienne e i personaggi tipo di cui sopra iniziano a mostrare nuove peculiarità, diventando unici nel loro genere. Scrivere di libri dove i protagonisti ( specialmente femminili ) sono forti, intelligenti, che rispettano se stessi e i loro principi ma sono pronte a buttare tutto all'aria è qualcosa di visto e rivisto e, francamente, come lettrice inizia a dare abbastanza noia. Le “ giovani donne ” che in tre capitoli riscoprono la loro vera natura e dal niente diventano le eroine del mondo ( penso a Clary che non sapeva fare niente, a Katniss, che aveva le capacità fisiche ma non credo abbia mai fatto delle scelte davvero " intelligenti ", a Tessa che non sa cosa vuole dalla vita e a Mara Dyer ) hanno iniziato a stancare. La differenza tra tutte queste protagoniste e Régine sta nel fatto sostanziale che Régine si presenta come una persona molto più comune delle altre sue compagne protagoniste e, solo in un secondo momento, è la protagonista di un paranormal-romance. È acida e testarda e antipatica come una quantità considerevole di parigini ( parlo per esperienza ), e ha una profonda fiducia nelle sue conoscenze, nel suo scetticismo e nei suoi valori. Discorso simile per Étienne, la cui colpa è essere un donnaiolo e Régine lo odia principalmente per quello, vero, ma lo detesta anche perché non segue con dedizione i corsi in università ( come fa lei, che gioca a Candy Crush invece che prendere appunti ) eppure riesce bene negli esami ( e non perché sia estremamente intelligente ma perché studia, nonostante tutto ). Viene ribadito che Régine lo odia perché lo ritiene estremamente fastidioso come persona ( chi non troverebbe fastidioso un tipo che legge un passo del marchese de Sade di mattina? ) e i suoi comportamenti da tira-e-molla con le ragazze le rammentano brutte esperienze. Ovviamente, sono tutte cose che pensa senza averlo conosciuto, tirando le somme in modo prematuro. La relazione che si instaurerà poi è delicata tanto quanto profonda, e può essere letto da diverse angolazioni. Altro punto fondamentale di Possessum: niente è ciò che sembra, ed è un tema ricorrente nel corso della storia che tira letteralmente scemi i lettori: ma sarà vero o è una bugia? La scrittrice mi sta prendendo in giro? Régine mente? Boh! Ma chi è esattamente la protagonista? Inoltre il libro, essendo scritto in prima passata, è filtrato dal personaggio di Régine futuro, che quindi decide cosa scrivere e come scriverlo. Alcuni possono definire la trama lenta, ma bisogna ricordare che si tratta del primo di una trilogia e che la storia è stata concepita per essere trattata su, appunto, tre libri! Prima di aizzare forconi e torce, bisognerebbe rendersi conto di cosa si sta leggendo: Possessum getta le basi per una storia molto più importante ed avvincente di quella che si legge nel primo libro. L'arte è un tema ricorrente, continue citazioni e rimandi a culture antiche ( non solo l'etrusca, punto fondamentale della trama ) ma anche a quella greca ( si ricorda l'adorabile gatta di Étienne ), ai quadri che hanno fatto la storia dell'arte, e persino alla musica che, quando viene citata, calza perfettamente con il momento sia per le parole della canzone scelta che per la sua melodia. Le parole vengono anch'esse scelte con cura, creando talvolta giochi di suoni che aiutano a rendere meglio l'atmosfera. È difficile spiegare il modo in cui Possessum travolge il lettore, perché le scelte stilistiche fatte da Silvia ( autrice della storia ) e Régine ( autrice del racconto che si va a leggere ) sacrificano alcune descrizioni ( la Parigi in cui Régine è nata e cresciuta, inutile da raccontare considerando che la protagonista la conosce come le sue tasche ) per recuperarne altre, dando una chiara immagine di luoghi inesplorati e situazioni inaspettate. Nonostante tutto, però, lo stile rimane sempre crudo ma violento più nei gesti che nella forma, alternandosi a momenti di tenerezza e di suspanse quasi caleidoscopici. Sebbene il primo libro sia solo un'anticipazione della reale storia che si svilupperà nei volumi successivi, c'è un tono moraleggiante e quasi critico in Possessum. Quello di Régine è il ritratto di una ragazza moderna in un mondo moderno dove, purtroppo, si pensa prima a se e poi agli altri. Lei stessa fatica a confidarsi con le persone – tanto che Étienne rimane la sua unica spalla e tiene tutto il suo dolore riservato, mascherandolo da sciocchezze quando, in realtà, si tratta di qualcosa di più profondo. Questa “ Possessione ” di cui si parla nel romanzo potrebbe essere qualsiasi cosa, perché di fatto, banalizzandola, è solo un profondo malessere di cui soffre Régine ma che non ha il coraggio di condividere con gli altri perché, nel profondo, immagina che nessuno la capirebbe. Non è tanto poi diverso da determinati malesseri interiori che sempre di più colpiscono i giovani del secondo millennio e sempre meno vengono condivisi. Possessum è anche un racconto di fiducia in se stessi e negli altri. Il modo di abbandonarsi di Régine su Étienne è quasi tenero, come il suo accoglierla con dolcezza, sembrando quasi un'altra persona rispetto a quella che la ragazza pensava. Può sembrare debole, certo, ma si sente sopraffatta... chi non cercherebbe aiuto nell'unica persona che può capirla? E nonostante questo, sebbene Étienne possa sembrare l'effettivo eroe della situazione, si avverte in alcuni punti che nemmeno lui se la passa così bene, e che non è infallibile o un super–eroe o, in qualche modo, il suo male è minore rispetto a quello di Régine. Anche qui, la prima persona del romanzo nasconde certi dettagli o falsa le notizie, facendo sembrare Étienne molto più forte di com'è, ma questo perché è Régine che parla e Régine conosce meglio quello che è successo a lei. Il ragazzo è molto riservato, e il fatto che le notizie che corrono su di lui non corrispondono pienamente alla verità e lui non si sforzi nemmeno di smentirle è indice di quanto ci tenga alla sua integrità e creda solo in quello che sente. L'opinione degli altri conta appena – ma con le dovute eccezioni. E poi... beh, Étienne è una cavolo di testa dura che non fa altro che rispondere con battutine assurde a domande serie, sviando l'argomento o fingendo non esista nessun problema ( e io lo amo per questo ). Dal mio punto di vista, è un romanzo originale per i suoi contenuti e contorto per i suoi personaggi – i protagonisti non sono solo Régine ed Etienne ma anche altre figure su cui si cambia continuamente opinione, e dalla loro comparsa ci si inizia già a chiedere se sono antagonisti, vittime di qualcos’altro, semplici macchiette… confondendo e intrappolando il lettore in qualcosa di nuovo, diverso dal fantasy ma con la stessa potenza coinvolgente. Lo so, ho scritto che non sarei stata di parte eppure eccomi qui con cinque stelle. Il motivo? Tutte le eventuali “ pecche ” del libro sono ampiamente giustificate e davanti a una scelta giustificata non si può che chinare il capo. Questo non toglie che non ci siano cose che un po' mi hanno fatto storcere il naso, come l'impaginazione un po' vaga e qualunquista con diverse imprecisioni che, maniaca come sono, ho notato. Un libro non dev'essere riconoscibile solo fuori ma anche dentro e, si sa, l'occhio vuole la sua parte! Inoltre, credo che ci sia stato un lavoro di correzione di bozze fatto ad occhi chiusi, considerando la moltitudine di errori che a volte interrompono la lettura tanto sono fastidiosi o, addirittura, l'interruzione di una frase con l'inizio di un'altra completamente scollegata. Questo mi fa pensare che, al momento dell'impaginazione, chi di dovere abbia per sbaglio tagliato un pezzo del romanzo... cosa che trovo inammissibile, personalmente, e che mette il romanzo e l'autrice sotto una cattiva luce, come se lo scrittore non sapesse fare il suo lavoro. Il voto finale sarebbe stato 4 e mezzo, ma per mantenere una continuità con goodreads e perché le stelline a metà non ci sono, preferisco abbondare che togliere.
debora
ha scritto:
![]() Voto:
inserito: 12.09.2016 16:03
** spoiler alert **
Prima di cominciare a parlare del libro, vorrei dire una cosa: non si deve mai giudicare un libro dalla copertina, ma quando si vede la grafica di Possessum non si può far altro se non rimanere ammaliati dalla sua bellezza, quindi vorrei fare tantissimi complimenti a Sylivia per questo fantastico lavoro. Hai creato la bellezza! La recensione che segue, invece, verrà scritta durante tutto il corso della lettura; mi sarebbe piaciuto fare capitolo per capitolo, ma la lettura prende così tanto che è impossibile (almeno per me) fermarmi per scrivere qualche pensiero di senso compiuto perché le uniche cose che potrei scrivere sarebbero "asdfghjkl", per intenderci. Amo poter tenere Possessum tra le mani e so che più andrò avanti e più agognerò al seguito. Per il momento sono arrivata a pagina 83 ed è proprio dal prossimo capitoli che la storia ingranerà quella marcia in più, facendoci allontaare dall'introduzione del romanzo, le sue linee guida, e ci farà immergere nel pieno della storia. Ancora non si sa molto, piuttosto non si riesce a comprendere cosa stia accadendo, prima a Régine, e subito dopo ad Etienne. Personaggi che sono destinati a crescere man mano che si sfogliano le pagine. Una delle cose che apprezzo di più della scrittrice è il modo in cui riesce, con un'abilità unica, a far immergere il lettore nella storia. Sembra quasi viverla davvero in prima persona e quindi la scelta di utilizzarla è assolutamente appropriata. Anche la protagonista sembra quasi di poterla toccare con mano nella sua semplicità: tabagista e caffeinomane (potrei essere io e non saperlo! :P) per citare solo due lati della sua persona che si compone, però, di altre infinite sfumature tutte da scoprire. Ma è anche un po' insicura di se stessa, sebbene cerchi di celare questa sua insicurezza sotto l'acidità e l'odio per il mondo. Etienne. Parliamo di Etienne. Questo rgazzo che ai nostri occhi non può che sembrare il bello ed il dannto, uno stereotipo inserito in un sacco di romanzi, ma che vediamo cambiare sotto i nostri occhi, incollati alle parole di Silvia. Etienne è, a mio parere, il punto forte di tutta la storia, il personaggio con più carisma di tutto il libro. Lo vediamo sotto il punto di vista di Régine che non ha mai buoni pensieri per lui, se non fosse che... diciamocelo... è anche un po' ossessionata da lui. Essendo il libro scritto in prima persona, ecco che stereotipiamo il personaggio di Etienne nello stesso modo in cui lo fa Régine e proprio quando, per forza di cose, devono dialogare tra loro ed avere un "rapporto", vedremo Etienne sotto un'altra luce. Ed anche lui, sotto quell'apparenza di ragazzo bello e dannato, perfetto in ogni cosa, si cela un animo più fragile con infiniti strati di colori. Il lettore può fare solo una cosa: volerne spere di più sul suo conto. Parliamo chiaro. Etienne ha un cuore d'oro che cerca di nascondere sotto una coltre di apparenza. Ogni giorno incontriamo uomini che cercano di celare il loro vero carattere davanti agli altri. Etienne è un ragazzo molto riservato ed il rapporto che ha con i genitori, nonché il rapporto che vede legare i due genitori, lo hanno portato alla conclusione che non deve mai lasciarsi andare, quindi tramite gli occhi di Régi, lo vediamo sempre un po' vago, lascivo, misterioso, proprio perché questo suo modo di fare è ormai radicato dentro di lui, tanto da rendere difficile decifrarlo. Esattamente come succede a Régine la cui insicurezza la porta ad aspettarsi sempre il peggio, soprattutto da Etienne, il quale ha sempre mostrato al mondo la sua parte irriverente e da donniaiolo, nascondendosi dietro battute a sfondo sessuale. L'insicurezza di Régi la si può quasi toccare con mano leggendo il capitolo ventisei: " Sentivo la frustrazione prendere il controllo su di me. Avrei voluto piangere e dirgli che non volevo più vederlo, ma mi trattenni e cercai di essere forte. Non volevo che vedesse quanto mi stava ferendo, non volevo fargli capire che in realtà mi importava, che avrei voluto davvero stare con lui. [...] Faceva male, ma era un dolore psicologico, l'ennesima crepa tra le crepe, solo un altro taglio che sarebbe guarito con il tempo. Potevo sopravvivere ad un rifiuto, mi ero preparata, ero partita prevenuta e ora avrei sofferto solo la metà ". Régine non pensa mai, nemmeno per un secondo, che lei possa valere qualcosa e si nasconde dietro quel muro di acidità che, però, si sta pian piano sgretolando. Non può più far finta di nulla, trasformare l'attrazione che prova per Etienne in odio come faceva una volta perché ora sono troppo legati. E se prima poteva farlo, visto che le loro interazioni erano sporadiche nelle quali, poi, non si dicevano nulla, ora no. Perché lo sta conoscendo, giorno dopo giorno, e ciò che sta imparando a conoscere le piace. Tutto ciò lo si può comprendere dal capitolo venticinque dove il lettore può anche capire quanto Etienne sia pieno di sfumature. Sebbene la prima persona, per questo libro, sia una scelta assolutamente efficacie, fa anche sì che si pecchi di caratterizzazione dei personaggi. Questa non è una critica in quanto penso che Possessum avrebbe perso molto se fosse stato scritto in terza persona, ma è un dato di fatto in quanto il lettore empatizza totalmente, grazie alla bravura della scrittrice, con la protagonista, facendo sì che un po' si perda la vera caratterizzazione degli altri personaggi. Silvia, però, è stata fantastica perché, sebbene si passi dal vedere Etienne come un donnaiolo superficiale e super bello le cui donne non riescono a resistergli, si riesce a capire che probabilmente non è così, che Etienne è pieno di sfumature che devono essere scoperte. Régine lo vede in quella maniera perché ne è attratta ma non vuole cedere, quindi lo dipinge con colori che tendono a sminuirlo, che decide lei. E soltanto quando, per forza di cose, deve stare a contatto con lui, una parte di quel dipinto si illumina di colori che Régine, a posteri, non avrebbe mai utilizzato. "[...] cercando di convincermi che Etienne era davvero un dado a più facce e che se lo avessi conosciuto meglio avrei scoperto che almeno cinque su sei mi sarebbero piaciute. [...] Forse era anche lui così, forse ero io che mi ostinavo a vederlo da un'angolazione sbagliata, e così invece di vedere tre teste riuscivo a rimirarne solo una: la peggiore." Ed è effettivamente così. La sua vera caratterizzazione è ancora tutta da scoprire perché Régine lo nascondeva sotto strati di stereotipi. Ma non è solo la coppia, sebbene sia importante, ad essere protagonista del libro. Ce ne è un'altra, ugualmente importante e tutta da scoprire. Proprio per questo motivo finisce un po' in secondo piano, perché esattamente come i protagonisti, li conosciamo davvero poco a poco e sono il fulcro del mistero paranormale del libro. Di solito, quando si parla di possessioni, ci si trova ad odiare colui che possiede, ma mi ritrovo a dire che non è questo il caso. Ci si preoccupa per Régine, per ciò che sta attraversando insieme ad Etienne, ma non si riesce ad odiare perché tramite le scene inserite dalla scrittrice si può comprendere quanto quell'antichità sia umana. E questa è una cosa che apprezzo tantissimo. Silvia riesce, con la sua bravura, a rendere umano qualsiasi personaggio, rendendoli davvero veri. Possessum è una lettura che vi coinvolgerà totalmente e che vi farà chiedere sempre di più. Diventerà quasi una droga alla quale non staccarsi mai e lascerà un senso di vuoto nel momento in cui si leggerà l'ultima frase del libro. La leggerete e direte: "Ed ora come farò ad aspettare il secondo volume? Silvia... SCRIVIHHHH!". Devo aggiungere, comunque, qualcosa sull'edizione da me acquistata e che, se deciderete di comprare il libro, avrete anche voi tra le mani. Purtroppo è piena di errori di battitura, e questo, per quanto mi riguarda, fa scendere di una stellina il voto. Sembra quasi che l'editore non abbia avuto voglia di rileggere la bozza o di trascriverla correttamente. Ci sono pagine con più errori di altri, altri capitoli con nessun errore, però dà fastidio vedere come sia stato trattato. Spero vivamente che, se faranno una seconda edizione, correggano tutti gli orrori che hanno disseminato nelle pagine. Uno fra tutti, che mi è rimasto impresso, è: "un aula" senza apostrofo. Sono errori stupidi di battitura che però, sommandoli con tutti gli altri, portano a rallentare la lettura e a chiederti perché degli editori dovrebbero curar così poco gli scritti che vogliono portare in commercio. E questo è un vero peccato per la bellezza del libro, della copertina, della storia nella quale il lettore si vuole immergere. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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